Guardatevi attorno, questi boschi, questi prati….Tempo fa nessuno osava avvicinarsi a questi luoghi, né di giorno e tantomeno di sera!
Nell’800 questa zona era chiamata infatti “Busc bandit”, i Boschi dei banditi; è qui che si rifugiavano banditi di ogni sorta. Non era per niente raro che viaggiatori poco esperti finissero nelle loro grinfie per poi arrivare ai confini del paese correndo e urlando senza nient’altro che le loro vesti.
A quel tempo la povertà era tanta, e anche un solo pezzo di pane o di carne poteva rappresentare una ricchezza!
Tanti anni fa a Rodallo viveva una coppia di sposi molto poveri, talmente poveri che per tirare avanti avevano dovuto contrarre debiti.
Un giorno la moglie era intenta a preparare la “Paciarina” sul putagè: per chi non lo sapesse, si trattava di semplice farina amalgamata con l’acqua e poi fatta addensare al fuoco. Durante la cottura la donna notò che anche se il fuoco era ormai praticamente spento, la pietanza continuava a sobbollire. Ebbe così un colpo di genio!
Fece chiamare dal marito il loro maggiore creditore, il quale fu molto felice di recuperare almeno in parte la somma che gli era dovuta. Quando il creditore arrivò alla casupola, la moglie ordinò al marito di intrattenerlo fuori casa con qualche scusa, svuotò completamente il putagè portando via le braci, e poi ricominciò a mescolare con vigore la pietanza.
Quando il povero creditore entrò, non poté credere ai suoi occhi: la donna gli spiegò che il loro putagè, probabilmente mosso a commozione per tutte le loro disgrazie, aveva cominciato a riscaldare e produrre calore anche senza fuoco, per uesto la “Paciarina” bolliva da sola!
Potete immaginare la meraviglia del poverino che subito cominciò a contrattare con la donna per acquistare la stufa...una simile meraviglia a casa sua proprio non poteva mancare! Le contrattazioni andarono avanti a lungo e il marito non poté che starsene zitto e preoccupato in un angolo. All’imbrunire l’affare fu fatto! Il creditore avrebbe avuto quella meraviglia in cambio di tutti i debiti accumulati negli anni dalla coppia.
Qualche settimana dopo il marito incontrò per le vie del paese questo signore, il quale pretese adeguate spiegazioni del perché il tanto sospirato putagè non scaldasse più senza fuoco. E l’uomo ingenuamente gli rispose: “Eh tsze, nui autri i suma pover, as veg che ti con tut i to’ sold at fe nen pena a niun, gnanca al putagè!!!!!”
Forse anche voi conoscete le storie che narrano di quelle simpatiche vecchine, che con un gesto della mano o un rimedio tutto loro curano mali come il fuoco di sant’Antonio, tolgono le verruche o mettono a posto i nervi.
A Rodallo - non troppi anni fa - viveva una signora che distribuiva sorrisi a tutti quanti e caramelle ad ogni bambino che incontrava. La sua specialità era “Segnare i vermi”.
Nonne e mamme chiedevano infatti il suo aiuto quando ai loro nipoti e figli veniva la febbre alta o qualche malanno.
La signora adagiava dei fili di canapa in una bacinella di acqua fresca e li incrociava recitando qualche preghiera; si narra che, dopo pochi minuti, i fili prendessero vita e iniziassero a muoversi. Dopo questa prima fase, venivano gettati nell’acqua corrente. Come per incanto, i malanni scomparivano in brevissimo tempo.
Alcuni parlano di suggestione, alcuni di magia…decidete voi a cosa credere.
C’era una volta il vecchio Tobia, che abitava in una bella casa della Burgià circondata da una rusa.
Un’estate faceva molto caldo e la rusa si seccò. Passarono da quelle parti la Volpe e il Lupo, che erano ben a conoscenza della fornitissima cantina di Tobia, e non appena si accorsero di poterla raggiungere non persero tempo (dato che erano animali selvatici, sfigati e molto affamati). Essendo molto magri (averle certe fortune) riuscirono a passare attraverso le sbarre, e non appena dentro iniziarono ad abbuffarsi di ogni sorta di meraviglia eno-gastronomica.
Si sa, la volpe era più furba: di tanto in tanto si misurava attraverso le sbarre, per accertarsi di riuscire ancora a passare. Il lupo, sempre un po’ più fol degli altri (sicuramente era un uomo), continuò ad abbuffarsi come se non ci fosse un domani; Tobia, destato dal gran frastuono, entrò in cantina con un bel bastone di legno e iniziò a menare a destra e a manca. La Volpe riuscì a schizzare via immediatamente attraverso le sbarre, mentre il grasso Lupo se le prese anche per lei (ho già detto che era un po’ più fol degli altri?! Bene non ho reso abbastanza il concetto, ascoltate bambini…).
Una volta uscita, la Volpe escogitò uno stratagemma per far credere al suo compagno di essere stata picchiata a sangue pure lei (non è il massimo prendersele pure per gli amici): in quel momento vide un bell’albero di corniolo, i cui frutti, rossi e maturi, erano tutti al suolo. Ecco il colpo di genio! La Volpe (sicuramente era una donna) si rotolò beatamente in mezzo ai frutti, e non appena il Lupo, tutto malconcio per le troppe botte, uscì dalla cantina, gli andò incontro tutta sanguinante! (Certo, come no?!)
Il succo rosso della polpa la faceva apparire davvero malmessa, e come se non bastasse si mise a raccontare la lotta fra lei e Tobia come una scena degna di Star Wars, con spade luminose e maschere nere.
Il povero Lupo credulone (che a questo punto è talmente sfigato che fa pure pena) da bravo cavaliere (sempre detto che non ci sono più i lupi di una volta…) decise di aiutarla caricandosela a spalle.
E da lontano un gruppo di uccellini che aveva assistito a tutta la scena cominciò a cantare “Run run al malavi a porta al sang!”
C’era una volta una signora che abitava alle Bose con il marito contadino. Erano entrambi molto tristi perché non riuscivano ad avere figli. Ma un bel giorno una vecchia fattucchiera stanca ed affamata passò di lì, e vedendo la donna si fermò e le chiese del cibo, rivelandole in cambio di conoscere il segreto per avere tanti figli: i fagioli! Ebbene sì, i fagioli bolliti si trasformerebbero in tanti bei bambini. La donna seguì perciò le istruzioni della sconosciuta: mise una pentola d’’acqua sul fuoco, ci buttò dentro dei fagioli e non appena raggiunta l’ebollizione li gettò tutti per la casa.
Ma, per paura che l’esperimento non riuscisse, secondo voi ne buttò due o tre?! Nooooo! Manciate, a piene mani! Ovviamente essendo una favola ogni fagiolo diventò un bambino (avete presente il frastuono che c’è all’orario di ingresso o di uscita di un qualsiasi asilo?! Ecco appunto…) Bambini che strillano, che si lamentano, che hanno fame, che vogliono la mamma, che litigano... La poveraccia perse le staffe, prese la scopa e li spazzò via tutti, uno dopo l’altro. Calato il silenzio e passato un primo momento di beatitudine, realizzò ciò che aveva fatto e cominciò a piangere disperata: era al punto di partenza, di nuovo senza figli….
Improvvisamente dal silenzio emerse una voce: “Mama at ses calma?” A parlare era stato Peru piciot, l’unico fagiolo/bambino che si era salvato nascondendosi nella toppa della serratura. La buona donna lo incoraggiò ad uscire, promettendo di non fargli del male (credibile con una scopa in mano), e gli affidò un primo compito importante: portare al papà che lavorava nei campi il pranzo, composto da formaggio, salame, pane e vino.
Così, Peru piciot partì alla volta della campagna, ma... Primo fosso, primo problema: come attraversarlo? Ecco che comparse l’unico lupo furbo nella storia del WWF, che offrì un passaggio a Peru piciot in cambio del suo formaggio. Altro guado, ed ecco di nuovo il lupo, che in cambio dell’aiuto si fregò anche il salame... Il piccolo bambino proseguì ed ecco a voi - indovinate un po’? - un altro fosso (che fantasia eh?!) e così partì anche il pane...